Il 25 novembre è stato designato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite come la giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una giornata nata dal ricordo dell’omicidio delle rivoluzionarie sorelle dominicane, che si opposero al regime dittatoriale di Trujillo. Anche oggi esistono nel mondo donne rivoluzionarie, sebbene la rivoluzione la si fa su vari livelli e con diverse armi. Pensiamo, per esempio, al movimento MeToo nato per denunciare le violenze sessuali e le molestie subite dalle donne nei luoghi di lavoro, tra cui anche il mondo dello spettacolo. Dal 1999, tutti gli Stati membri dell’Onu e le varie associazioni e organizzazioni internazionali in questa data organizzano manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica. Andiamo a vedere come, quest’anno, la città di Toronto affronta il tema.
Il 25 novembre a Toronto
S’è tenuto ieri sera #MeToo: The Press, The Mess, The Movement, organizzato da Toronto Public Library, presso l’Appel Salon. Un evento gratuito ed ecofriendly: gli organizzatori, infatti, hanno invitato i partecipanti a non stampare la prenotazione, per ridurre il consumo di carta. Una conversazione con due donne, due rivoluzionarie: Megan Twohey e Robyn Doolittle. Megan, giornalista balzata agli onori della cronaca dopo che ha pubblicato, insieme alla collega Jodi Kantor, le ricerche sugli abusi sessuali compiuti da Harvey Weinstein. Si sono guadagnate il premio Pulitzer per il miglior giornalismo di pubblico servizio del 2017. E hanno scoperchiato un vaso di Pandora pieno di abusi e molestie. Ma non solo. Grazie alle loro ricerche hanno stimolato la nascita del movimento #MeToo. Nell’incontro di ieri Twohey ha parlato di come la pubblicazione del reportage ha funto da stimolo per altre donne a raccontare le proprie vicende di violenze vissute nell’ambito lavorativo.
La giornalista ha cercato, poi, di mostrare come pubblicazioni del genere possano aiutare a cambiare la mentalità sugli abusi sessuali, seppure c’è ancora molto da fare.
L’altra ospite presente al dibattito è stata la giornalista canadese Robyn Doolittle. Nominata dal Canadian Centre for Journalism giornalista dell’anno 2017. Premio meritato grazie alla pubblicazione di Unfounded. Una raccolta di oltre venti mesi di ricerche condotte su come il Canada gestisce le accuse di aggressione sessuale. Anche il suo lavoro generò una concatenazione di onde d’urto giunte ai massimi livelli delle istituzioni. Tant’è che il primo ministro Trudeau annunciò incentivi per combattere la violenza di genere e azioni di formazione e supervisione della polizia. Si è parlato del coraggio di una giornalista per tirar fuori queste storie. Delle difficoltà incontrate, delle paure superate. Della necessità di denunciare ogni forma di sopruso da parte di chi si crede più forte.
Un altro appuntamento
E sempre in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, giovedì 28 è in programma un altro evento. Take the Lead to End Gender Based Violence a partire dalle 5pm, a Danforth Avenue, n° 745. Un incontro organizzato da Newcomer Women’s Services Toronto, in collaborazione con The Sister2Sister, The Newcomer Students’ Association di Ryerson e Millennial Womxn in Policy. Che s’inserisce, in particolare, nella 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere. Una campagna che comincia il 25 e termina il 10 dicembre, giornata dei Diritti Umani. Fa parte di questa rassegna anche il ciclo di seminari sulla formazione professionale Women Transitiong to Trades and Employment. Invece, lo scopo della conversazione di giovedì sulla violenza di genere è quello di avanzare strategie per combatterla.
Ma anche proporre azioni di sostegno per le donne vittime di violenza. Prenderanno parte alla conversazione Chenthoori Malankov, sostenitrice delle donne che subiscono violenza; Cheyanne Ratnam che si occupa del benessere e del diritto all’istruzione dei bambini di popolazioni vulnerabili. E ci sarà anche Sidrah Ahmad-Chan, educatrice, ricercatrice e scrittrice. Focalizza il suo lavoro sui temi di violenza di genere, giustizia dei migranti e islamofobia. Insieme a loro, Arezoo Najibzadeh e la sua lotta per la partecipazione politica delle donne in Canada. Infine, Flavia Kibuuka membro di Amnesty International’s Business e Human Rights Action Circle. Si parlerà, dunque, di violenza di genere sul lavoro, nelle scuole, nella politica. Di come convincere le donne ad alzare la propria voce. Si parlerà, pertanto, di equità salariale e di diritti. Di come garantire il diritto delle donne di essere padrone del proprio corpo.
Immagine in evidenza Autore: Camelia.boban – Licenza: CC BY-SA 4.0