Dopo la Coppa Volpi a Luca Marinelli come Miglior attore protagonista a Venezia, arriva un altro premio per il Martin Eden di Pietro Marcello. Il film, tratto dal romanzo dello scrittore inglese Jack London, ha infatti vinto il Platform Prime al Toronto Internation Film Festival.
La nuova veste del Martin Eden
Dopo il riconoscimento al Mostra Biennale del Cinema di Venezia, dunque, un altro riconoscimento prestigioso premia il lavoro del regista Pietro Marcello e del suo Martin Eden. Si tratta dell’ennesima prova dell’ottima intuizione del regista casertano Pietro Marcello, che ha saputo delocalizzare il romanzo omonimo di Jack London, arrivando così a raccontare una storia campana, con le scene girate completamente nella regione di nascita del regista.
Il Martin Eden di Marcello, infatti, non vive più le sue avventure a San Francisco, ma a Napoli, dove viene raccontato nei panni di un giovane marinario che cerca di diventare scrittore ed elevare il suo ruolo nella società. Grazie alla sua caparbia e a una grande cultura acquisita in maniera completamente autonoma, il ragazzo conquista l’amore di una giovane esponente della borghesia campana. Il cambiamento della sua vita, tuttavia, lo spinge a riflettere su quanto quel mondo sia molto lontano dalle sue origini e dal suo vero io.
Tutto il racconto è condito da un contesto storico vivissimo, che si sviluppa lungo i due conflitti mondiali e l’affermazione del fascismo. Questo crea un affascinante contrasto tra il racconto nato dalla fantasia e la realtà, spesso nuda e cruda, del fatto storico.
“Una storia classica, ma raccontata in un modo nuovo“
È molto interessante leggere la motivazione della giuria del Toronto International Film Festival, che tiene fortemente in considerazione l’apprezzamento dell’utente finale del mondo cinematografico, il pubblico, nell’assegnare il Platform Prime al Martin Eden di Marcello. I giurati, infatti, hanno ritenuto la pellicola “un’opera d’arte eloquente ed eccitante che ci ha messi d’accordo all’istante e all’unanimità. Una storia politicamente e filosoficamente provocatoria, raccontata con una grazia e un’inventiva straordinarie. Un film che ribadisce una fede che è facile perdere nel 2019. Che il cinema che conosciamo non è che un iceberg, i cui nove decimi restano ancora tutti da scoprire. Questa è una storia classica, ma raccontata in un modo nuovo che si tuffa sotto la superficie per cercare, spesso negli archivi, forme di espressione altamente non convenzionali. Anzi, irriverenti e anacronistiche. Che pure onorano e partecipano alla storia del cinema“.
Ovviamente entusiastiche le parole del regista, che forse era il primo a non aspettarsi così tanti consensi. Egli ci ha tenuto a porre l’accento sulla bontà della tematica scelta. Giusta, infatti, è stata la scelta di trasformare il Martin Eden di Jack London in un “uomo dei nostri tempi. Martin Eden è un personaggio creato da Jack London un secolo fa, ma la sua voce parla ancora oggi. Perché è la voce della libertà e del coraggio che urla contro chi vuole costruire nuove prigioni e nuove paure per l’umanità. Per questo spero che il film possa essere visto dalle nuove generazioni“.
Il successo del film, insomma, continua in ogni angolo del globo.